Cambiamento!
Termine abusato, spesso confuso e scarsamente valorizzato.
Che relazione hai tu con questo fenomeno?
Ci sono persone che sembrano nate per tuffarsi in molte esperienze e si sentono soddisfatte quando nel loro quotidiano c’è sempre qualche sorpresa.
Altre diversamente solo felici di sedersi al bar, sorseggiare della buona birra fresca e avere una vita prevedibile. Alcuni di questi quando sentono la parola “cambiamento” hanno una sorte di crisi allergica.
Cosa c’è di così impattante che rende il pensiero del cambiamento, troppo spesso, una turbativa?
Dobbiamo fare un piccolo passo indietro e ricordarci che cambiare è qualcosa che accade naturalmente. Ad ogni respiro. Solo non lo consideriamo perchè possediamo un’idea di cambiamento legata alle grandi trasformazioni. Spesso imposte. Il cambiamento è piuttosto il mutare di ogni condizione, dalla più semplice a quella più complessa che possa definirsi stabilizzata in noi.
Ecco che se pensiamo alla nostra vita, quella biologica ci risulta più semplice.
In effetti se associamo questo termine alla crescita biologica ci rendiamo conto che tutto scorre più naturalmente e la trasformazione del nostro corpo, delle nostre cellule, dei nostri organi viene considerata un fatto inevitabile.
E’ così.
La situazione suona diversamente quando a cambiare sono le nostre abitudini, i nostri comportamenti e ancora di più le nostre sicurezze.
Ciò che abbiamo acquisito stabilmente, per molti di noi, sembra essere “per sempre”.
Questa condizione è limitante se solo si pensa a tutte le opportunità che ruotano intorno a noi, da quelle quotidiane a quelle che impattano più strutturalmente nella nostra Vita.
Nel mio lavoro di Consulente e Corporate Coach riscontro la presenza di persone che si manifestano scettiche ancor prima di entrare nel merito di un’opportunità. Scettiche a priori. Diversamente, ci sono persone che entrano in relazione curiosa con la proposta. Vogliono comprendere, chiedono, si aprono al confronto. Altre che soffrono, che nutrono sconforto e disinteresse ritenendo il cambiamento qualcosa di destabilizzante. Altri che “non sanno decidere”. Sono coloro che vorrebbero che cambiassero le condizioni esterne a loro senza considerare che le condizioni sono create proprio dalle persone stesse. Altri che confondono l’intenzione di cambiare con l’azione di cambiare attendendo invano che qualcosa di diverso accada. C’è chi si mette lo zaino in spalle e parte per un Viaggio epocale. Vuole formarsi, avere più responsabilità, sfidarsi in nuove competenze, conoscere cose nuove, creare progetti inediti.
In ambito corporate la capacità di essere al servizio dell’organizzazione con la consapevolezza che grazie a questo possiamo essere una inesauribile fonte di ricchezza ci mette nella condizione di “covare” il cambiamento ogni giorno.
Covare è una terminologia assunta dal grande Maestro Thich Nhat Hanh grazie al quale comprendiamo che il cambiamento con va visto come un fatto traumatico (a meno che lo viviamo personalmente con questa accezione) quanto piuttosto con la nostra disponibilità a prepararlo e generarlo.
Il termine “generarlo” mi piace particolarmente perchè lo associo esattamente a ciò che è la nostra vita, la nostra evoluzione. Ogni attimo viene generato con il respiro che si fa nuovo. Il cambiamento è farsi nuovo. Ad ogni respiro.