E’ tempo di porsi all’ascolto, di sostare e lasciare che sia.
Quando è stato deciso che tutto doveva fermarsi, io ero nella bellissima Umbria e stavo assaporando i profumi e il tepore di una soleggiata domenica di fine inverno.
Non potevo immaginare che dopo quel fine settimana tutti i giorni a seguire, fino ad oggi almeno, sarebbero stati un cambiamento forzato, imparagonabile a qualunque altra restrizione che io abbia mai vissuto nella mia vita.
Una volta tornata ho fatto i conti, come ciascuno di noi, con le restrizioni che si sono rese necessarie al contenimento del virus. Ho realizzato gradatamente cosa ci stava capitando e ho sentito il bisogno di cercare un senso a tutto questo. Un senso che non fosse troppo razionale, anzi il contrario. Per nulla razionale.
Ho sentito infatti che nessuna delle ipotesi che mi venivano proposte attecchivano la mia attenzione. Mi sentivo invece chiamare da una riflessione più grande che risuonava potentemente.
E mi dicevo: “era previsto”.
Mi ripetevo insistentemente che era esattamente quello che inconsapevolmente stavo aspettando.
Sono arrivata perfino a condividere con qualcuno che questo evento “lo abbiamo chiamato”.
Perchè dico questo?
Dovete sapere che lo scorso anno, durante alcune conversazioni con la mia Mentore Ann Marie Mc Kelvey, mi manifestai con una certa angoscia in quanto essendo una persona dal forte orientamento “visivo”, le dissi che ormai da tempo “non vedevo nulla davanti a me”. Nonostante il mio dinamismo e la creatività innata, io non vedevo nulla, ma proprio nulla. Come se qualcosa di grigio, un muro dividesse l’oggi dal domani. E non mi spiegavo da dove potesse arrivare tale sensazione.
Questa condizione, che avevo già condiviso anche con altre persone care, mi metteva un certo senso di preoccupazione e allo stesso modo, sapendomi portatrice di sensibilità, mi dicevo che non aveva tanto senso preoccuparsi e che avrei compreso, prima o poi.
Posso garantire che quando è accaduto il blocco dell’intera Italia io ho sentito che il mio ciclo si stava chiudendo. Ho provato un senso di connessione potente con la mia precedente intuizione e contemporaneamente una fonte di pace risalire nel mio cuore.
Probabilmente a voi potrebbe giungere strano ma credetemi, quando si “sente” anticipatamente qualcosa di così inspiegabile, dopo si trova improvvisamente pace .
Sono tornata dall’Umbria e il giorno dopo, il 9 Marzo, improvvisamente ho provato un senso di gratitudine per ciò che sentivo nel mio profondo e un forte desiderio essere utile, di donare qualcosa.
Ho allora deciso di dare avvio a un appuntamento quotidiano di Mindfulness, il mattino, creando così una fantastica cordata di persone con le quali attraversare, con coraggio e responsabilità questo particolare momento.
Inizialmente questo appuntamento doveva durare una settimana e invece ho sentito il bisogno di non decidere, di non porre il termine “fine” ma piuttosto di lasciare che fosse.
Una candela ci sta accompagnando con la sua fiammella e ogni mattina si aggiungono persone nuove.
E’ un appuntamento che genera un senso di unione, di connessione e impegno a star bene perchè abbiamo la responsabilità di star bene, rinforzarci, dire il nostro “si” a questo evento tragico e allo stesso tempo catartico.
A volte credo che gli esseri umani abbiano bisogno di segni forti dalla natura così come dalle calamità. Sembra incredibile ma arrivo a dire che questo evento, che sta arrecando dolore e strazio, ha un suo “perchè” in tutta questa storia. E noi tutti siamo chiamati a rispettarlo perchè, anche se molto timidamente, rappresenta quella parte di noi che non ha voluto vedere, sentire, accettare.
Non ha voluto ascoltare.
Bene, ora è il momento dell’ascolto, del silenzio, di sostare e lasciare che sia.
Chi vuole unirsi a noi il mattino alle 8.30 può farlo liberamente.
Benvenuto/a.
Prima di lasciarvi mi fa piacere condividere con voi una bellissima poesia del grande poeta persiano Rumi affinchè possiamo trarne ispirazione e insegnamento. Potete ascoltarla cliccando qui.